Il Preside, il Vice Preside e tutto il Leadership Team augurano a tutti di trascorrere delle serene vacanze in compagnia dei vostri affetti più cari in occasione della Santa Pasqua. Che questa sia un’occasione per rigenerarsi e condividere dei momenti di gioia e serenità con le vostre famiglie.
“Non permettiamo che la voce di Gesù si perda nel silenzio assordante dell’indifferenza. Non siamo stati lasciati soli da Dio; prendiamoci cura di chi viene lasciato solo. Allora, soltanto allora, faremo nostri i desideri e i sentimenti di Colui che per noi «svuotò se stesso» (Papa Francesco).
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Una festa dedicata alle famiglie e al piacere di stare insieme: anche quest’anno, presso l’area padiglioni del nostro giardino, si è svolto il consueto Bazar di Pasqua culminato, nella giornata di sabato primo aprile, in una vera e propria festa.
Non solo allestimenti di piante, manufatti e oggettistica, ma anche numerose attività che hanno coinvolto tutti i partecipanti; dalla tradizionale caccia alle uova ai laboratori pratici (storici, artistici), dai momenti incentrati sul piacere della lettura alle postazioni per gustare invitanti specialità legate allo street food.
Un appuntamento benefico – i cui proventi sono stati devoluti a diverse onlus che, da tempo, il nostro Istituto supporta attraverso eventi ed iniziative – che ha riunito l’intera comunità Marymount e tutti gli alunni, dall’infanzia al liceo, in un clima di gioia e serenità.
Di seguito condividiamo qualche scatto della giornata:
Dear friends,Reaching out to share with you the Easter message sent by Sister Margaret Fielding and the RSHM Leadership Council in Rome to all of us in the Global Network of RSHM Schools. Please share the attachment (below) with all the members of your school community. May God bless you with the renewing gifts of peace, hope and love this Easter.Sue
Cari membri della Comunità Marymount,
così come Papa Francesco qualche giorno fa è entrato nelle case di tutti noi, anticipando la Settimana Santa e arrivando al cuore di ognuno con saggezza, tenerezza e umiltà, anche noi vogliamo far arrivare a voi, alle vostre famiglie, ai vostri cari il nostro augurio più sincero per questa Pasqua insolita. E’ un momento difficile per tutti, difficilissimo per alcuni. Lasciamo che dal silenzio delle nostre città, l’amore di Dio senza limiti ci dia la forza ed il coraggio per remare insieme. Siamo ora tutti nella stessa barca.
“Anche se siamo isolati il pensiero e lo spirito possono andare lontano con la creatività dell’amore…In Gesù risorto la vita ha vinto la morte e questa fede Pasquale nutre la nostra speranza, la speranza di un tempo migliore in cui essere migliori noi, finalmente liberi dal male e da questa pandemia. E’ una speranza, la speranza non delude, non è un’illusione… è una speranza!” (Papa Francesco)
Dear Marymount Community,
just as Pope Francis a few days ago entered our homes, anticipating Holy Week and reaching everyone’s heart with wisdom, tenderness and humbleness, we too want to send to you, your families, and your loved ones our most sincere wishes for this unusual Easter. It is a difficult moment for everyone, very difficult for some. From the silence of our cities we let the boundless love of God give us the strength and courage to row together from inside the same boat on which we find ourselves now.
“Even if we are isolated, the thought and the spirit can go far with the creativity of love. In the risen Jesus, life won on death and this Easter our faith nurtures our hope, the hope of a better time to come in which we become better, finally free from pain and from this pandemic. It’s hope, hope does not disappoint, it is not an illusion … it is hope! “ (Papa Francesco)
CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica di San Pietro – Altare della Cattedra
XXXV Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica, 5 aprile 2020
Gesù «svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo» (Fil 2,7). Lasciamoci introdurre da queste parole dell’apostolo Paolo nei giorni santi, dove la Parola di Dio, come un ritornello, mostra Gesù come servo: Giovedì santo è il servo che lava i piedi ai discepoli; Venerdì santo è presentato come il servo sofferente e vittorioso (cfr Is 52,13); e già domani Isaia profetizza di Lui: «Ecco il mio servo che io sostengo» (Is 42,1). Dio ci ha salvato servendoci. In genere pensiamo di essere noi a servire Dio. No, è Lui che ci ha serviti gratuitamente, perché ci ha amati per primo. È difficile amare senza essere amati. Ed è ancora più difficile servire se non ci lasciamo servire da Dio.
Ma – una domanda – in che modo ci ha servito il Signore? Dando la sua vita per noi. Gli siamo cari e gli siamo costati cari. Santa Angela da Foligno testimoniò di aver sentito da Gesù queste parole: «Non ti ho amata per scherzo». Il suo amore lo ha portato a sacrificarsi per noi, a prendere su di sé tutto il nostro male. È una cosa che lascia a bocca aperta: Dio ci ha salvati lasciando che il nostro male si accanisse su di Lui. Senza reagire, solo con l’umiltà, la pazienza e l’obbedienza del servo, esclusivamente con la forza dell’amore. Eil Padre ha sostenuto il servizio di Gesù: non ha sbaragliato il male che si abbatteva su di Lui, ma ha sorretto la sua sofferenza, perché il nostro male fosse vinto solo con il bene, perché fosse attraversato fino in fondo dall’amore. Fino in fondo.
Il Signore ci ha serviti fino a provare le situazioni più dolorose per chi ama: il tradimento e l’abbandono.
Il tradimento. Gesù ha subito il tradimento del discepolo che l’ha venduto e del discepolo che l’ha rinnegato. È stato tradito dalla gente che lo osannava e poi ha gridato: «Sia crocifisso!» (Mt 27,22). È stato tradito dall’istituzione religiosa che l’ha condannato ingiustamente e dall’istituzione politica che si è lavata le mani. Pensiamo ai piccoli o grandi tradimenti che abbiamo subito nella vita. È terribile quando si scopre che la fiducia ben riposta viene ingannata. Nasce in fondo al cuore una delusione tale, per cui la vita sembra non avere più senso. Questo succede perché siamo nati per essere amati e per amare, e la cosa più dolorosa è venire traditi da chi ha promesso di esserci leale e vicino. Non possiamo nemmeno immaginare come sia stato doloroso per Dio, che è amore.
Guardiamoci dentro. Se siamo sinceri con noi stessi, vedremo le nostre infedeltà. Quante falsità, ipocrisie e doppiezze! Quante buone intenzioni tradite! Quante promesse non mantenute! Quanti propositi lasciati svanire! Il Signore conosce il nostro cuore meglio di noi, sa quanto siamo deboli e incostanti, quante volte cadiamo, quanta fatica facciamo a rialzarci e quant’è difficile guarire certe ferite. E che cosa ha fatto per venirci incontro, per servirci? Quello che aveva detto per mezzo del profeta: «Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente» (Os 14,5). Ci ha guariti prendendo su di sé le nostre infedeltà, togliendoci i nostri tradimenti. Così che noi, anziché scoraggiarci per la paura di non farcela, possiamo alzare lo sguardo verso il Crocifisso, ricevere il suo abbraccio e dire: “Ecco, la mia infedeltà è lì, l’hai presa Tu, Gesù. Mi apri le braccia, mi servi col tuo amore, continui a sostenermi… Allora vado avanti!”.
L’abbandono. Sulla croce, nel Vangelo odierno, Gesù dice una frase, una sola: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46). È una frase forte. Gesù aveva sofferto l’abbandono dei suoi, che erano fuggiti. Ma gli rimaneva il Padre. Ora, nell’abisso della solitudine, per la prima volta lo chiama col nome generico di “Dio”. E gli grida «a gran voce» il “perché?”, il “perché?” più lacerante: “Perché anche Tu mi hai abbandonato?”. Sono in realtà le parole di un Salmo (cfr 22,2): ci dicono che Gesù ha portato in preghiera anche la desolazione estrema. Ma resta il fatto che l’ha provata: ha provato l’abbandono più grande, che i Vangeli testimoniano riportando le sue parole originali.
Perché tutto questo? Ancora una volta per noi, per servirci. Perché quando ci sentiamo con le spalle al muro, quando ci troviamo in un vicolo cieco, senza luce e via di uscita, quando sembra che perfino Dio non risponda, ci ricordiamo di non essere soli. Gesù ha provato l’abbandono totale, la situazione a Lui più estranea, per essere in tutto solidale con noi. L’ha fatto per me, per te, per tutti noi, lo ha fatto per dirci: “Non temere, non sei solo. Ho provato tutta la tua desolazione per essere sempre al tuo fianco”. Ecco fin dove ci ha serviti Gesù, calandosi nell’abisso delle nostre sofferenze più atroci, fino al tradimento e all’abbandono. Oggi, nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: “Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene”.
Cari fratelli e sorelle, che cosa possiamo fare dinanzi a Dio che ci ha serviti fino a provare il tradimento e l’abbandono? Possiamo non tradire quello per cui siamo stati creati, non abbandonare ciò che conta. Siamo al mondo per amare Lui e gli altri. Il resto passa, questo rimane. Il dramma che stiamo attraversando in questo tempo ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore. Allora, in questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso – guardate, guardate il Crocifisso! -, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo, guardando il Crocifisso, la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, pensiamo al bene che possiamo fare.
Ecco il mio servo che io sostengo. Il Padre, che ha sostenuto Gesù nella Passione, incoraggia anche noi nel servizio. Certo, amare, pregare, perdonare, prendersi cura degli altri, in famiglia come nella società, può costare. Può sembrare una via crucis. Ma la via del servizio è la via vincente, che ci ha salvati e che ci salva, ci salva la vita. Vorrei dirlo specialmente ai giovani, in questa Giornata che da 35 anni è dedicata a loro. Cari amici, guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come ha fatto Gesù per noi.
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