Unity through Diversity: un motto che ispira la cooperazione educativa

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Data di pubblicazione: 29 Settembre 2025

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È la lezione che ci hanno lasciato Rianne Bish e Maaike Koomen, docenti della Vons Grootebroek High School nei Paesi Bassi, in visita nei giorni scorsi a Roma nell’ambito del programma Erasmus+: l’inclusione è una sfida educativa globale, che coinvolge gli educatori di ogni sistema democratico. Ed è proprio nel corso delle loro ricerche di modelli in qualche modo virtuosi che le due colleghe olandesi si sono imbattute nella nostra scuola quale esempio di come questo principio si traduce in pratiche quotidiane concrete, capaci di incidere realmente sul benessere degli studenti.

Durante il loro soggiorno, Rianne e Maaike hanno preso parte a gruppi di confronto con docenti e studenti, hanno osservato da vicino lezioni in lingua italiana e lingua inglese, modalità didattiche, relazioni educative e attività extracurricolari, ponendo domande, condividendo riflessioni e instaurando un dialogo aperto che ha arricchito entrambe le parti in un vero esercizio di cooperazione e reciprocità educativa.

A margine di queste due giornate, il nostro Preside, Prof. Shane Grant, ha osservato: “Sono stati due giorni ricchissimi, sapere che anche altri sistemi educativi in Europa si stanno interrogando e si stanno trovando esattamente come noi di fronte a sfide epocali ci fa sentire meno soli, ci ricorda che siamo tutti parte di un cambiamento profondo nel modo in cui ci prendiamo cura degli adolescenti durante il loro percorso scolastico. E l’Istituto Marymount, come sempre, è in prima linea nel cercare risposte concrete e significative ai bisogni educativi del nostro tempo”.

“Uno degli aspetti che mi ha colpito maggiormente nei racconti delle due docenti – prosegue il Prof. Grant – è stata la rigida suddivisione degli studenti in base ai livelli di apprendimento che il loro sistema prevede già alla fine della scuola primaria (corrispondente alla nostra prima media – Grade 6) e che inevitabilmente pone dei limiti alla possibilità che ognuno poi possa esprimere appieno il proprio potenziale, crescere secondo i propri tempi e trovare strade alternative per apprendere e svilupparsi. Ho trovato molto interessanti, invece, alcune delle loro scelte curricolari, come l’inserimento tra le materie obbligatorie di abilità pratiche fondamentali come il saper cucinare o l’accudimento degli animali. Ecco un esempio particolarmente significativo: durante le vacanze scolastiche, gli studenti si occupano in prima persona, a rotazione, della cura degli animali presenti a scuola, un’attività che rafforza il senso di responsabilità e appartenenza alla comunità scolastica”.

“Le due colleghe sono rimaste molto colpite – prosegue il Prof. Grant – dal modo caloroso e rispettoso con cui i nostri ragazzi si comportano nei confronti dei docenti e viceversa. Ci hanno chiesto quale sia il nostro segreto, e la mia risposta è stata molto semplice: a guidarci ogni giorno sono principi come Unità nella diversità e Affinché tutti abbiano vita, i pilastri fondanti della nostra scuola che incarnano i valori delle Religiose del Sacro Cuore di Maria. Proprio per questo, non possiamo accettare che uno studente o una studentessa varchi il cancello della scuola al mattino e si senta infelice per il semplice fatto di trovarsi qui. Fortunatamente, il profilo dei nostri docenti riflette pienamente questi valori. È grazie alla nostra comunità educativa coesa, formata da insegnanti, studenti, genitori e leadership, che possiamo sostenerci a vicenda e fare davvero la differenza, dentro e fuori dall’aula”.

Il dialogo si è poi naturalmente focalizzato sul tema dell’inclusione, affrontato in modo ampio: dall’integrazione di studenti provenienti da paesi o contesti linguistici differenti, al sostegno per coloro che vivono situazioni di disagio personale. Su questo punto abbiamo sentito la voce della Prof.ssa Linda Breda, nostra referente interna per l’inclusione: “Nei Paesi Bassi è in atto un processo di trasformazione del sistema scolastico in direzione più inclusiva, e la visita qui da noi è stata per loro un tassello utile per immaginare come rendere concreta questa traiettoria. Anche i nostri colleghi olandesi lavorano con giovani provenienti da contesti culturali differenti, con esperienze di vita e stili di apprendimento molto vari, e il loro obiettivo è quello di creare un ambiente scolastico in cui non solo possano sopravvivere, ma soprattutto fiorire. Ci siamo trovate profondamente d’accordo nel momento in cui abbiamo osservato che la cosa più importante è rallentare, prenderci il tempo per ascoltarci a vicenda, per comunicare e costruire quel legame che può poi trasformarsi in una relazione di fiducia e sostegno. Solo così potremo creare un ambiente sicuro, in cui ciascuno non solo è accettato per ciò che è, ma valorizzato per i doni unici che porta nella nostra comunità di apprendimento”.

Un altro momento significativo è stato l’incontro con il nostro docente di filosofia Matteo Mauro: “Entrambe le colleghe sono rimaste molto colpite da come il nostro contesto sia orientato all’accoglienza emotiva, all’ascolto attivo e alla valorizzazione della persona. Le due ospiti hanno notato con interesse il basso livello di conflittualità tra gli studenti e l’attaccamento duraturo di molti ex alunni alla comunità scolastica, segno di un legame profondo che va oltre la semplice esperienza didattica. Ho anche raccontato loro che le nostre attività extra-curricolari come i seminari, i progetti artistici e la band musicale rappresentino occasioni importanti per rafforzare i legami all’interno della comunità, generando relazioni significative che si fondano sulla condivisione e la partecipazione. Un altro tema che abbiamo affrontato insieme ha riguardato l’insegnamento delle discipline umanistiche in un contesto ricco e stimolante come quello che ci offre la nostra città. Particolarmente apprezzato è stato anche il nostro approccio integrato tra la tradizione educativa italiana e quella anglosassone, due prospettive da mettere in dialogo, facendo emergere tanto le differenze quanto i possibili punti di incontro”.

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